Puntata del 29/06/09
Società
Già nella prima puntata non si nasconde il rischio che il terrorismo internazionale infiltri pensiero ed azione tra le maglie di chi disperato cerca da noi nuova vita e nuove speranze. La prima puntata entra subito nel vivo della vicenda, ci mostra che quelli che noi chiamiamo "gli altri" vivono, in realtà, accanto a noi, nelle nostre città, nei nostri quartieri, nelle e sulle nostre strade. Ed ognuno di loro, come racconta un senza tetto del Sud Italia, che ora non c’è più, deve lottare ogni giorno per conquistarsi un altro giorno di vita. "La valigia con lo spago" inizia con la testimonianza di un migrante speciale, Mohammad, che vive a Palermo, sulle panchine vicino al porto: è un senzatetto per scelta, un uomo ombra, che ha deciso di non avere nulla e di aiutare, col suo nulla, coloro che si trovano in difficoltà. Un lume di speranza in un contesto in cui, ogni giorno, Mohammad vede morire giovani e meno giovani a causa di droga, solitudine, malattie, violenza. È lo stesso scenario che, in questa prima puntata de "La valigia con lo spago" ci mostra fratel Biagio Conte, un missionario che ha realizzato un’opera in cui accoglie chiunque, realmente bisognoso, bussi alla sua porta (lasciando fuori drogati ed alcolizzati); un luogo in cui la sofferenza viene toccata con mano, come se fosse viva. Varchiamo l’oceano, e la scena è tragicamente uguale: ascoltiamo una donna colombiana, vittima solo di aver seguito quel sogno americano che, come lei stessa afferma veementemente, non esiste più: una vita di volontaria nelle prigioni e il contatto quotidiano con la crudeltà verso gli stranieri; stranieri venduti, resi schiavi, figli piccoli separati dalle madri, documenti difficili da ottenere, diffidenza di tutti nei confronti degli stranieri, tanto che non è possibile mangiare e vivere negli stessi luoghi di chi lì è nato. Ed ora la donna è costretta a nascondersi, a nascondere il suo volto, perché da clandestina rischia il carcere. "Ma non sono un’extraterrestre", afferma